Comunicato stampa
L’Unione nazionale degli avvocati amministrativisti esprime profonda preoccupazione di fronte alle dichiarazioni di esponenti istituzionali e politici suscitate dalla sentenza del TAR Lazio di annullamento della nomina di cinque direttori di musei.
Il Ministero dei beni e attività culturali ha tutto il diritto di censurarla e appellarla e chiunque può leggerla come frutto di una ingiustificata resistenza alle innovazioni che tutte le pubbliche amministrazioni e in particolare i musei devono attuare per essere all’altezza anche del confronto internazionale.
Ma è particolarmente grave che – in conseguenza di una sentenza eventualmente sbagliata – si pensi di dover incidere sul giudice che l’ha emessa per limitarne i poteri.
Non viene in realtà compreso che il TAR è giudice che deve garantire la tutela dei cittadini nei confronti degli atti dell’Amministrazione, annullandoli se li ritiene illegittimi. Non spetta al giudice amministrativo decidere se gli atti che esamina sono conformi o meno all’interesse pubblico, se la nomina dei nuovi direttori dei musei, siano essi italiani o stranieri, è una cosa buona oppure no. Se lo facesse, si sovrapporrebbe all’Amministrazione. Spetta a lui di decidere se un atto impugnato da un soggetto che ne viene leso sia illegittimo oppure no in base alle leggi vigenti. E’ un giudice terzo tra parti (compresa quella pubblica) che sono davanti a lui in posizione di parità. Se no, non sarebbe un giudice.
L’attacco mosso alla magistratura amministrativa è perciò particolarmente grave: scredita davanti all’opinione pubblica un elemento fondamentale del nostro sistema costituzionale di tutela; suona come una intimidazione nei confronti del Consiglio di Stato, che esaminerà l’appello preannunciato; mira a sottrarre a un effettivo sindacato giurisdizionale gli atti dell’esecutivo.
Le nomine dei direttori dei musei sono importanti. Ma in questa vicenda viene in gioco un principio ancor più importante: va garantito, come impone la Costituzione, il diritto di rivolgersi a un giudice indipendente contro gli atti amministrativi.
La riforma della giustizia amministrativa ben può essere oggetto di dibattito, e anzi deve esserlo, ma non certo come ritorsione ad una delle – peraltro rare e non definitive – sentenze che annullano gli atti amministrativi, quanto piuttosto per rafforzare l’indipendenza del giudice dai condizionamenti dell’esecutivo e per garantire il rispetto dei principi costituzionali, rispetto senza il quale l’Italia non potrà reagire efficacemente ai fenomeni dilaganti di inefficienza, corruzione e malgoverno.
Roma, 26 maggio 2017