Di seguito la lettera del Presidente Fantigrossi in risposta all’articolo “L’Italia bloccata dai ricorsi al Tar”, pubblicato su Affari e Finanza di Repubblica il 16.11.2015.
“Puntuale come l’influenza stagionale ritorna la lamentela giornalistica contro la giustizia amministrativa. Sul supplemento Affari e Finanza di Repubblica di questa settimana sotto un titolo roboante “L’Italia bloccata dai ricorsi al Tar” si legge l’ennesimo invito al Governo a praticare una riforma radicale di questa branca della giustizia: abolirla. L’estensore dell’articolo, peraltro professionale nell’ammettere che “la giustizia amministrativa funziona meglio di quella ordinaria” e nel riportare le cifre che dimostrano l’abbattimento dell’arretrato e le percentuali non certamente alte degli annullamenti (di circa il 30%), non esita a concludere che si tratta di una magistratura che decide su tutto e che tende a sostituirsi al legislatore e anche alla Corte Costituzionale e che alla fine soddisfa unicamente una forma di superato formalismo giuridico (una magistratura che “prende un po’ troppo sul serio” le leggi) e che costituisce un ostacolo all’economia. A parte l’evidente contraddizione di questi argomenti, in particolare quello del rapporto con la legge (troppo ossequio o poco rispetto?), manca totalmente l’indicazione di quale possa essere l’alternativa, benefica per l’economia, di non avere un giudice specializzato per il controllo sull’azione delle pubbliche amministrazioni. Qui infatti occorre decidersi: l’opzione è cancellare il principio costituzionale (e di civiltà giuridica) che impone la possibilità di contestare in giudizio gli atti delle pubbliche amministrazioni posti in essere in violazione di legge e con lesione dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini e delle imprese oppure quella di passare questo contenzioso al già oberato giudice civile e al suo processo, che ha un grado di giudizio in più e che mediamente dura il doppio? Siamo davvero sicuri che faccia bene all’economia e alla società civile, dopo l’abolizione del sistema dei controlli amministrativi, togliere anche la giurisdizione amministrativa, lasciando quindi al solo giudice penale di occuparsi della cattiva amministrazione, degli appalti truccati, e dei tanti soprusi piccoli e grandi che i pubblici uffici riservano ogni giorno ai cittadini? Da parte nostra pensiamo che non sia un caso se anche nei paesi di common law si stia iniziando a creare un sistema, alternativo e specializzato, di giustizia amministrativa ed invitiamo a confrontare i costi del nostro attuale sistema con quelli, infinitamente più alti, che determinerebbe una pubblica amministrazione sostanzialmente fuori controllo e che possa imporre la propria volontà anche in modo illegale senza subire, di fatto, conseguenze. Ben venga quindi una riforma migliorativa della giustizia amministrativa, per la quale gli avvocati sono ben disponibili a fornire il proprio contributo di idee e di proposte, ma attenzione a non buttare il bambino con l’acqua del suo bagnetto”.
Avv. Umberto Fantigrossi, Presidente Unione nazionale avvocati amministrativisti